Compiti delle famiglie cristiane

I Verbi del Cuore

Con-cordia


Secondo l’insegnamento del Vaticano II la famiglia è chiamata “chiesa domestica”, la cellula più piccola e però fondamentale, dell’organismo ecclesiale. Per la Familiaris Consortio “la famiglia è una “chiesa in miniatura”, una storica rappresentazione e una immagine viva del ministero stesso della Chiesa” (FC, 49).
Anche le nostre famiglie, dunque, sono chiamate ad essere segno e sacramento dell’amore di Dio per il mondo, segno e strumento della carità di Cristo, testimonianza e immagine viva della stessa prossimità di Dio.
Questo è il loro primo e insostituibile compito, tanto più oggi quando vengono proposte forme di vita familiare che non assomigliano purtroppo ad immagini della carità di Dio, ma ad una convivenza provvisoria, a un contrato di lavoro, ad una comunanza di vita che si può iniziare ed interrompere secondo l’arbitrio...
Vivere l’amore al proprio interno è il primo sentiero della carità, nell’impegno costante di “sviluppare un’autentica comunità di persone” (FC, 18): amore vissuto tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari.
Amore che dice buon ac-COR-do, buona intesa, serenità reciproca, con-COR-dia, capacità di sorridere, di comprendere, di dare corda al discorso altrui; assenza di pregiudizi reciproci, superamento delle distanze, delle reticenze, delle differenze, dei momenti lunatici che sovente vengono a turbare i rapporti familiari; capacità di realizzare tra le diverse generazioni scambi, condivisioni, arricchimenti reciproci.
Bisogna trovare tutti insieme il COR-aggio, la forza la gioia di congiungere le mani e di esprimere a Dio i sentimenti più profondi del cuore. Non è difficile, ad esempio, pregare insieme con le parole che sappiamo; con un salmo o con una pagina del Vangelo.
C'è poi una posizione precisa degli sposi in ordine al “farsi prossimo”: “farsi prossimo” tra marito e moglie dice, ancora una volta, amore, carità, tenerezza in tutte le sue molteplici e realistiche sfaccettature: comunione profonda, comprensione vicendevole, confidenza su ogni evento bello o triste della propria esistenza, sincerità disarmata e COR-diale, rispetto totale e talora anche silenzio come prossimità di comunione e comunicazione connaturale alle realtà più vere e più ineffabili. Questa donazione e accoglienza mutua riguarda tutto quanto gli sposi “posseggono” e anche tutto ciò che essi “sono”.
Per questo il contenuto del “dono” è la totalità del loro essere, fatto di spiritualità, affettività e corporeità. Ne deriva uno stile di vita ricco e arricchente, fatto di momenti di incontro, di dialogo, di preghiera, di disciplina del corpo e dello spirito.
 

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